Tir sharing: è possibile?
fonte: Sole24Ore
Ogni anno in Italia circa l’85% dei prodotti viaggia su gomma e spesso i mezzi pesanti, dopo aver scaricato la merce, compiono il viaggio di ritorno vuoti o semi-vuoti. Per questa ragione da un po’ di tempo di sta facendo strada l’idea di ottimizzare i trasporti sui Tir riempiendo gli spazi vuoti e caricando i mezzi anche per i percorsi di ritorno.
Secondo l’ultimo Rapporto sul trasporto merci su gomma elaborato da Anfia, l’associazione nazionale filiera industria automobilistica, un quinto dei viaggi dei Tir è a vuoto. Uno spreco che pesa sui consumi di carburante, sulle emissioni di CO2 e sui costi in generale.
Una soluzione per l’ottimizzazione del trasporto merci è la condivisione. Il Tir sharing replica sul trasporto pesante la filosofia della sharing economy, già diffusa nel mondo dell’automobile. L’obiettivo è condividere le capacità di carico, fra chi ha i mezzi e chi deve effettuare un trasporto, aumentando anche i guadagni per gli autotrasportatori. «Non è però così semplice – spiega Giovanni Tortorici presidente di Aiaga, l’associazione italiana degli acquirenti e gestori di auto aziendali -. Prima di tutto perché servono piattaforme gestionali avanzate e condivise e poi perché occorre anche valutare gli aspetti legali riguardanti la responsabilità, i costi di assicurazione e le modalità di consegna».
Alcune piattaforme che offrono questi servizi sono già attive da anni. In Italia: sendilo.it. Fra le principali c’è Transporeon, azienda tedesca specializzata in soluzioni di e-logistics con piattaforme web e applicazioni che collegano oltre 850 aziende, 40mila trasportatori e 100mila utenti in oltre 80 Paesi.«Le diverse società che erogano il servizio cercano di consorziarsi per ammortizzare i costi e aumentare i volumi», spiega Tortorici.
Si tratta però di soluzioni che non sono sempre applicabili. Come nel caso dei trasporti speciali.
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